Nasce a Perugia nel 1943; compie gli studi all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia.
Nel 1966 inizia la carriera di insegnante presso l’Istituto d’Arte di Roma II come professore di Decorazione Plastica.
Vi resterà fino al 1983 senza, tuttavia, dimenticare la propria terra. Nello stesso anno (1966), infatti, inaugura a Perugia, in via della Luna, uno studio galleria dove esporre permanentemente i propri lavori, ma anche quelli di amici artisti – spazio tutt’oggi attivo –, mentre due anni dopo apre un secondo studio a Spello, nella chiesa di Sant’Angelo, restaurata insieme all’amico pittore Orlando Tisato.
In questo periodo matura il suo linguaggio scultoreo, prediligendo l’utilizzo del legno e concentrandosi sulle relazioni antropomorfiche della forma umana.
Nel 1975 è invitato a partecipare alla Quadriennale di Roma, diretta, in tale anno, da Renato Guttuso. La grande rassegna permette a Pasticci di entrare in contatto con numerosi architetti, tra cui Giulio Savio, Pellegrin, Zevi, Fanasca, Domenicucci, facendosi in questo modo notare anche dagli umbri Leoncilli, Massi e Canonico.
Da questo momento inizia fecondi rapporti di collaborazione che gli permettono di operare anche nel settore del design e arredamento di interni, vedendosi pubblicate alcune sue opere come esempio di scultura d’ambiente su numerose riviste di architettura: “Maison et Jardin” (novembre 1973); “Casa Vogue” (dicembre 1978).
Con la nomina ad Accademico di merito, intanto, nel 1977 anche la sua città inizia a riconoscergli le qualità artistiche.
Nel frattempo il suo lavoro si sposta sempre più verso l’osservazione della natura ed è in questa stagione che Pasticci trasforma il proprio linguaggio, stemperando i riferimenti post-cubisti per giungere ad un personale lessico ispirato al tema del frammento, o “scaglia”.
Nella città di Perugia sono visibili alcune sue opere di scultura monumentale in strade e rotonde cittadine.
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